Le procedure da seguire prima di attivarsi nella realizzazione di opere strutturali o infrastrutturali, e quindi prima ancora di aprire anche un cantiere, è importante accertarsi che in quell’area nel sottosuolo non vi siano ordigni bellici. Per farlo si eseguono attività di bonifica bellica ossia una serie di procedure di ricerca, individuazione e scoprimento di ordigni esplosivi o residuati di origine bellica e non.
Parliamo di un lavoro che si esegue principalmente a scopo preventivo su aree del territorio nazionale sia terrestri che subacquee nelle quali si ipotizza possa esserci la presenza di ordigni esplosivi interrati o comunque non individuabili a vista. Qual è il rischio della loro presenza?
Gli ordigni sempre costituire un rischio dal momento che, essendo spesso inesplosi, potrebbero essere ancora funzionanti e provocare feriti o vittime. Non dimentichiamo poi che le guerre hanno interessato gran parte del nostro territorio nazionale e perciò tante sono le possibilità di imbattersi in un ordigno! Del resto molte delle offensive più significative tra la prima e la seconda guerra mondiale, sono state combattute anche nelle città, nei porti e nelle zone dunque ad alta densità demografica.
Ma più nello specifico, cosa si intende per ordigno bellico?
L’ORDIGNO BELLICO, UN RISCHIO PERCHÉ…
Si definiscono anche con la sigla UXO (unexploded ordnance) e si fa riferimento a tutte le tipologie di ordigni inesplosi, bombe e residuati bellici inesplosi.Se da un lato la principale preoccupazione per la loro presenza nel sottosuolo è attribuita al rischio improvviso di una attivazione dei dispositivi e perciò di una eventuale esplosione, dall’altro c’è la valutazione dei rischi annessi ai materiali con cui sono stati realizzati.
In molti casi infatti, gli ordigni bellici sono caratterizzati da metalli pesanti come il rame e il piombo che possono causare danni sostanziali alla popolazione. Nel sottosuolo poi rappresentano una possibile forma di inquinamento per i terreni.
Ne sono esempio oggi, le munizioni esplosive che contengono tipicamente elementi come piombo, antimonio, uranio, dinitrotoluene, trinitrotoluene, generalmente resistenti al trattamento biologico e in grado di rimanere nella biosfera. La contaminazione da trinitrotoluene (TNT), ad esempio, può causare non solo effetti tossici ambientali ma anche provocare danni alla salute dell’uomo causando la comparsa di anemie o cancro.
La bonifica bellica è perciò una procedura indispensabile per la messa in sicurezza dell’ambiente e dell’individuo. È chiaro che se parliamo di bonifica non ci riferiamo solo a quella terrestre ma anche subacquea dove i residuati bellici non mancano! Ci sono poi anche altre differenziazioni da fare quando si parla di bonifica…
UNA BONIFICA DA SUPERFICIALE A PROFONDA
È bene infatti sapere che ne esistono diversi tipi a seconda del luogo di indagine in cui eseguirla. In particolare si distinguono la bonifica superficiale e profonda.
In questo primo caso la ricerca di ordigni bellici inesplosi o materiali ferrosi è eseguita fino ad un metro di profondità nel sottosuolo. La bonifica per essere correttamente eseguita, prevede una preventiva suddivisione in aree e strisce del territorio da esplorare. A questo punto si interviene con specifica strumentazione come un metal detector ad hoc per questo scopo. La bonifica superficiale è sempre propedeutica ad una successiva bonifica profonda.
Quest’ultima si esegue oltre il metro di profondità di ricerca e come per la bonifica superficiale, si esegue una prima suddivisione del terreno con lato di m 2,80×2,80 per una attenta analisi del suolo. La bonifica prevede l’utilizzo di strumentazione specifica come trivelle munite di sonda dell’apparato rilevatore disposte esattamente al centro di ogni quadrato del terreno. Questo tipo di bonifica è particolarmente indispensabile se nell’area di interesse si verificano movimentazioni di terreno oltre il metro di profondità.